Tutti gli organi del nostro corpo hanno bisogno di sangue per poter svolgere il proprio ruolo; il cuore spinge il sangue attraverso le arterie per assicurare ad ogni organo il proprio fabbisogno. Ovviamente, anche il cuore ha bisogno di sangue come ogni altro organo; infatti, non appena il sangue viene pompato fuori dal cuore la prima strada che prende per certi versi torna indietro, cioè torna al cuore stesso attraverso le arterie coronarie. Le arterie, con l'andar del tempo, diventano più rigide (aterosclerosi) e nelle loro pareti possono formarsi incrostazioni che finiscono per restringerne il lume e limitare quindi il passaggio del sangue; questo vale per tutte le arterie e quindi anche per le coronarie. Quando il cuore riceve meno sangue del necessario, si verifica l'ischemia che puo' manifestarsi come angina, cioè come una sensazione di peso o di dolore nel petto. Se la quantità di sangue fornito risulta insufficiente solo in condizioni di sforzo, l'angina compare solo quando il paziente è in condizioni particolari: durante sforzi fisici, quando si provano forti emozioni o quando fa freddo. Se invece la quantità di sangue risulta sempre insufficiente, l'angina compare anche in condizioni stabili: a riposo e senza stress particolari. Quando infine un'arteria si occlude del tutto, si verifica l'infarto e il paziente lo avverte come un sintomo analogo a quello dell'angina ma più intenso e prolungato, generalmente più di mezz'ora. Va detto che alcune malattie possono non far avvertire in modo così eclatante (e a volte non far avvertire del tutto) i sintomi dell'angina e dell'infarto; per esempio spesso i dabetici non avvertono quasi nulla.
Serve fare una precisazione importante: le coronarie principali sono tre e ciascuna di loro si ramifica in tanti rami secondari che spesso sono anche collegati tra di loro. Da ciò derivano due conseguenze:
L'evoluzione della malattia coronarica è per molti aspetti imprevedibile; quindi un'arteria ostruita al 75% può restare tale per molti anni, così come un'ostruzione del 25% può invece evolvere rapidamente sino a causare un'occlusione totale, del 100% di un'arteria.
Come accorgersi di un problema coronarico
Nella maggior parte dei casi compaiono i sintomi che ho descritto prima, cioè l'angina. Questa può manifestarsi solo in condizioni particolari (sforzo, stress...) oppure sin da subito anche a riposo o addirittura il primo sintomo può essere talmente intenso e prolungato da far temere un infarto.
Esistono poi le condizioni estreme: assenza di sintomi da una parte (come abbiamo visto in condizioni tipo quelle del diabete o quando i circoli collaterali riescono a far sì che il paziente non si accorga di quanto gli sta capitando) e - all'altro capo dell'estremità - i casi in cui come primo evento si verifica l'occlusione totale di un'arteria vitale, il ché determina la morte improvvisa per un grosso infarto.
Resta quindi la possibilità di accorgersi di un problema coronarico o dai sintomi descritti dal paziente (che, va ricordato, sono diversi per ogni singolo paziente e debbono essere interpretati dal medico in base un'ampia esperienza in questo settore) oppure da esami che mettano in evidenza problemi di cui paziente neppure si accorge. Normalmente questi esami debbono essere eseguiti a partire dal più semplice (l'elettrocardiogramma - Ecg) ricorrendo a quelli più complessi solo quando il medico non sia sicuro dei primi risultati. In ordine di complessità si possono eseguire: la prova da sforzo massimale, l'eco-stress, la scintigrafia miocardica, la risonanza magnetica, la TAC coronarica e la coronarografia.
Nei casi in cui i dubbi non vengano risolti da altri esami, il ricovero ospedaliero per eseguire la coronarografia resta il "gold standard" per confermare o escludere la malattia sospettata.
Come intervenire sulle coronarie
Dal momento in cui la coronarografia ha chiarito quali sono i punti in cui le arterie sono ristrette in modo severo, e dal momento in cui risulta evidente che questi punti rappresentano un rischio a breve termine per il paziente, bisogna procedere con l'angioplastica cioè con l'introduzione nelle coronarie di strumenti capaci di dilatare le arterie nei punti interessati. Gli strumenti possono essere palloncini, stent (piccole retine metalliche), frese e sistemi di asportazione (sia dei coaguli che delle placche, anche di quelle più rigide, che determinano l'ostruzione delle coronarie). Raramente oggi si rende necessaria l'operazione classica, il by-pass a cuore aperto.
Bisogna ricordare che gli interventi meccanici sulle coronarie (quelli che ho descritto prima) risolvono i rischi imminenti, ma non possono assicurare che altri e nuovi problemi si verifichino in futuro. Resta dunque importante il ruolo giocato dai farmaci, sia in quei casi in cui gli interventi meccanici non sono ancora indicati, sia altrettanto nel futuro del paziente già sottoposto a interventi.
Conclusioni